La fortuna che la decorazione a mosaico ebbe nel mondo cristiano e bizantino a partire dai primi secoli ha origini molto antiche. Essa era in genere preferita alla pittura perché aveva una durata maggiore. Inizialmente l'uso di mosaici era limitato alla pavimentazione, per la quale si ricorreva a piccoli ciottoli accostati. Successivamente si preferirono tessere giustapposte di vari materiali (smalto, pietre, pasta vitrea, terracotta).
Fino al I secolo d.C. soltanto le dimore patrizie presentano ornamentazioni di questo tipo (casa del Fauno a Pompei). Successivamente compaiono mosaici anche nelle abitazioni comuni e negli edifici termali.
Nelle basiliche paleocristiane acquista sempre più importanza il mosaico parietale, mentre quello pavimentale è più frequente nelle dimore imperiali. I mosaici di Roma (chiese di S. Costanza, S. Pudenziana, S. Maria Maggiore), Ravenna (Battistero Neoniano, Mausoleo di Galla Placidia, chiesa di S. Vitale) e in parte Milano (basilica di S. Lorenzo, sacello di S. Vittore in Ciel d'oro in S. Ambrogio) testimoniano le fasi iniziali di questa tecnica tra i primi secoli della cristianità e l'età giustinianea.
Tra VI e VII secolo, per influsso dell'arte di corte orientale, si assiste alla progressiva perdita di interesse per la tridimensionalità delle figure (mosaico absidale della basilica dei SS. Cosma e Damiano a Roma, S. Vitale a Ravenna). Una nuova vitalità è suggerita nel corso del XIII secolo dal Giudizio Finale della cattedrale di Torcello (Venezia) e dal ciclo del duomo di Monreale a Palermo.
Fonte: Atlarte, Atlante di Storia dell'Arte (De Agostini)
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