L'11 novembre, a Palazzo Magnani di Reggio Emilia, ha aperto al pubblico una interessante esposizione, visitabile fino al 25 febbraio 2018, che mette a confronto arte e musica, partendo dall'astrattismo spirituale di Wassily Kandinsky fino al silenzio illuminato di John Cage.
«A partire dalla fine dell'Ottocento, e poi fino ai giorni nostri - spiega la curatrice, Martina Mazzotta - si può individuare un filo rosso che pone la musica in connessione con gli sviluppi dell'arte moderna e contemporanea. Non vi è artista che non si sia confrontato con l'immaterialità dell'arte-sorella, con la sua sovrana indipendenza dal mondo del visibile e dalle finalità riproduttive. Sintomi dell'invecchiamento dell'arte, diceva il filosofo Adorno, sono l'individualismo e il razionalismo sempre più esasperati. Alla musica, allora, va il ruolo di restituire all'arte il suo compito più nobile e antico, quello di divenire sede di idee universali».
È da queste premesse che prende avvio la mostra in cui si possono ammirare anche preziosi bozzetti di Richard Wagner (dell'Archivio Ricordi di Milano), la Fantasia di Brahms di Max Klinger e una serie di Lubok.
Fonte: un articolo di Giuliano Papalini, tratto da "La Freccia", novembre 2017
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