Lo sappiamo tutti: ripassare è più facile e veloce che imparare da zero.
Anche se non esercitiamo mai una lingua straniera appresa in passato, l'oblio non è mai totale: basta qualche giorno di pratica per recuperare le vecchie conoscenze.
Uno studio condotto al Max-Planck-Institut fur Neurobiologie e pubblicato su "Nature" chiarisce il meccanismo alla base di questo fenomeno, dimostrando che ogni esperienza vissuta lascia una traccia precisa nel nostro cervello.
Quando si impara qualcosa i neuroni attivati dall'informazione danno vita a nuovi collegamenti (sinapsi) con le cellule vicine.
Per scoprire che cosa succede quando le informazioni apprese non vengono usate per un certo tempo, i ricercatori hanno effettuato un esperimento di deprivazione sensoriale ne topo.
Per prima cosa hanno studiato la riorganizzazione del cervello in animali cui era stato chiuso forzatamente un occhio, scoprendo che nell'area deputata all'elaborazione delle informazioni provenienti dall'altro occhio aumentava sia il numero delle sinapsi sia la loro attvità.
Alla riapertura dell'occhio tenuto chiuso la densità delle sinapsi rimaneva elevata, ma l'attività diminuiva.
E se lo stesso occhio veniva chiuso una seconda volta l'attività sinaptica nella zona in esame tornava ad aumentare.
Ciò significa che, in caso di mancato impiego, i "vecchi" collegamenti vengono disabilitati, ma possono essere facilmente recuperati.
Valentina Murelli
Fonte notizia: Mente e cervello gennaio 2009
Anche se non esercitiamo mai una lingua straniera appresa in passato, l'oblio non è mai totale: basta qualche giorno di pratica per recuperare le vecchie conoscenze.
Uno studio condotto al Max-Planck-Institut fur Neurobiologie e pubblicato su "Nature" chiarisce il meccanismo alla base di questo fenomeno, dimostrando che ogni esperienza vissuta lascia una traccia precisa nel nostro cervello.
Quando si impara qualcosa i neuroni attivati dall'informazione danno vita a nuovi collegamenti (sinapsi) con le cellule vicine.
Per scoprire che cosa succede quando le informazioni apprese non vengono usate per un certo tempo, i ricercatori hanno effettuato un esperimento di deprivazione sensoriale ne topo.
Per prima cosa hanno studiato la riorganizzazione del cervello in animali cui era stato chiuso forzatamente un occhio, scoprendo che nell'area deputata all'elaborazione delle informazioni provenienti dall'altro occhio aumentava sia il numero delle sinapsi sia la loro attvità.
Alla riapertura dell'occhio tenuto chiuso la densità delle sinapsi rimaneva elevata, ma l'attività diminuiva.
E se lo stesso occhio veniva chiuso una seconda volta l'attività sinaptica nella zona in esame tornava ad aumentare.
Ciò significa che, in caso di mancato impiego, i "vecchi" collegamenti vengono disabilitati, ma possono essere facilmente recuperati.
Valentina Murelli
Fonte notizia: Mente e cervello gennaio 2009
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