La parola museo vuol dire "luogo sacro alle Muse", le divinità che secondo la mitologia greca proteggevano la poesia, le scienze e le arti. I musei sono dunque edifici dove si custodiscono opere d'arte provenienti da chiese, conventi, palazzi e raccolte private.
È vero che quadri e sculture, tolti dal luogo per il quale furono creati, perdono almeno in parte il loro significato: un quadro di tema profano, per esempio una scena mitologica o il ritratto di un sovrano, avrebbe certamente la sua migliore cornice nella fastosa sala di una reggia, così come una tavola sacra acquisterebbe un senso di maggiore religiosità se potessimo vederla nel refettorio di un convento o in una cappella.
Tuttavia questi inconvenienti appaiono secondari se si tiene conto degli scopi per i quali i musei vengono creati:
- raccogliere in un solo edificio opere la cui visione rischierebbe faticosi spostamenti e conservarle secondo le tecniche più aggiornate;
- educare il pubblico a riconoscere e ad apprezzare l'opera d'arte, documentando le forme artistiche prodotte nelle varie epoche.
La prima di queste finalità comporta problemi che vengono approfonditi da due rami della "scienza del museo":
- la museografia, che si occupa dell'allestimento di ambienti adatti, bene illuminati, a temperatura costante e con un giusto grado di umidità, studiando un percorso che appaia facile e chiaro ai visitatori;
- la museologia, che insegna come scegliere le opere, custodirle, disporle nel modo più opportuno, e corredarle di tutte le informazioni utili alla loro comprensione.
Fonte: I Quaderni dell'Arte (De Agostini): le Forme della Comunicazione - di Renata Schiavocampo, con la collaborazione di Daniela Di Marco
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